L’AMPIA OFFERTA DI ATTIVITÀ FISICA AIUTA?

Perché per alcuni è così difficile iniziare a praticare l’attività fisica o darne continuità?Procrastinare_9_6_2017

Le argomentazioni psicologiche, motivazionali, comportamentali, sociali, economiche, culturali sono molteplici e tutte da considerare. Ma in questo specifico contesto voglio esaminare solo i motivi per cui un’offerta sempre più allargata di servizi e prodotti relativi all’attività fisica possa creare indecisione e sfiducia nel soggetto che sta per cominciare o per colui che desidera proseguire nella pratica dell’attività fisica.

PERCHÈ È DIFFICILE SCEGLIERE?

Avere un numero cospicuo di alternative, gestire l’eccesso di informazioni (choise overload) significa portare la mente in uno stato confusionale dove la scarsa, personale competenza (mica tutti sanno tutto e di tutto riguardo il mondo dell’attività fisica, a parte molti addetti ai lavori! ) e la mancanza di un criterio di valutazione rendono difficile la scelta facendo sperimentare al soggetto l’ansia, l’incertezza, la confusione e il timore.

Smartphone with an unknown application for runners on the stone slab. Application was created with graphic program

Troppe informazioni, troppi spunti e suggerimenti fanno diminuire la velocità di pensare e di riflettere in genere.

Il computer con un click fornisce prontamente una risposta alle richieste che risultano rilevanti solo in quel particolare momento.

In realtà sfugge qualcosa di importante: bisogna fare i conti con se stessi abbandonando l’ostinazione di vedere solo l’aspetto negativo di ogni cosa e la curiosità infantile che porta a voler considerare tutto.

Allora, nel dubbio e nell’incertezza, che cosa succede? Normalmente si decide di rinunciare, almeno al momento, a prendere una decisione, procrastinando con un senso di sollievo. Si rimanda perché si è convinti che ci siano sempre cose più importanti dell’attività fisica.

Offerta_4_4_2018Oppure ci si “butta” iscrivendosi nella palestra in cui si capita, acquistando un corso on-line, si segue un familiare o amico senza avere consapevolezza delle proprie esigenze, si compra un attrezzo da palestra home-fitness pensando di fare a casa la propria attività fisica in qualsiasi momento si voglia; si scaricano applicazioni dal web per seguire i work-out sul proprio cellulare, si acquistano scarpe da running  suggerite dal commesso ultra-maratoneta di qualche negozio di sport, per iniziare subito a correre in un continuo fai-da-te e spesso soltanto per imitazione. Meglio evitare.

Ciò che guida nella scelta invece è partire dalla semplicità e dalla facilità.

Iniziare con attività troppo complesse e articolate, faticose e pretenziose spesso comporta la rinuncia e l’abbandono dopo solo pochi giorni.

  • Facile e ciò che si fa abitualmente, in automatico, senza grande impegno fisico e mentale.
  • Semplice ha una sua linearità, non è troppo complicato ed è quasi intuitivo.

Un altro elemento utile a scegliere bene la propria attività fisica è la pratica, la prova, la sperimentazione. Solo attivandosi si fa esperienza sull’efficacia, sul piacere e sul significato di quella particolare scelta di movimento.

A volte si dimentica, scegliendo, di tenere in equilibrio le emozioni e la razionalità. Voglio dire che molto spesso si decide di intraprendere un’attività fisica badando solo all’impatto emotivo che si incontra (“Mi piace”, “Mi diverte”, “Non è noioso”, “Non è troppo stancante”, “Non mi fa sudare esageratamente!”, ecc.) senza ragionare. Oppure si tiene conto solo delle riflessioni logico-razionali, delle convenienze, dei rischi e dei benefici (“Il dottore mi consiglia il Pilates”, “Il  mio vicino di casa ha iniziato a correre e così ho pensato di farlo anch’io”, “ Mi dicono che devo dimagrire…”, ecc.)  senza dar spazio alle emozioni e alla piacevolezza.

LA SOLUZIONE: FARSI GUIDARE!Offerta_5_4_2018

Paradossalmente la scelta obbligata è più facile da prendere proprio perché “obbligata” anche se pesante e per nulla libera!

Il personale qualificato di un centro, di un club o di una palestra è in grado di aiutare ciascuno nell’ orientare all’ attività fisica di cui si ha bisogno.

Il ruolo del Personal Coach o del Personal Trainer si estende da “tecnico” a “guida” nel percorso da affrontare insieme.

L’esperienza, la competenza e la credibilità di un maestro facilitano la scelta nel vasto mondo dell’attività fisica. Scegliere insieme quanto tempo, quale tipologia, in quale contesto e con quali risorse svolgere la propria attività fisica (durante la settimana, solo nel weekend, in palestra, in casa, in una struttura dedicata, all’aperto, utilizzando attrezzi da home fitness, applicazioni e strumenti personalizzati, ecc.) sono elementi determinanti per avvicinarsi ai risultati desiderati, in sicurezza e con la  piacevolezza dell’allenamento.Offerta_6_4_2018

Scegliere e impegnarsi a fare attività fisica è salutare, ma non è semplice.

Si tratta di comprendere innanzitutto che l’attività fisica va aggiunta alla routine della propria vita o aumentata se già la si pratica perché di vitale importanza.

Scegliere di rivolgersi a professionisti del settore di comprovata esperienza garantisce un percorso graduale che rispetta le personali caratteristiche. Condividere obiettivi mirati, programmi di attività fisica adeguati, anche quando il lavoro è a distanza, è prioritario. Proporre una precisa didattica di esecuzione dell’esercizio fisico, tenere alta la motivazione al fare, utilizzare attrezzi e ausili che aiutino ad esaltare la qualità dello stimolo fisico, sono la conseguenza.Offerta_8_4_2018

Ciascun individuo risponde all’attività fisica in modo diverso perché è diverso geneticamente e
fisicamente.
Ognuno possiede un numero e una tipologia di fibra muscolare differente dagli altri così come le cellule di
grasso. La propensione verso l’esercizio fisico e la reazione ad esso, sono determinate in buona parte anche dalle proprie caratteristiche. Qualcuno ne deve tener conto…

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FIBROMIALGIA, TRA MOVIMENTO E COACHING

C’è una condizione complessa e cronica di disordine fisico che si chiama fibromialgia.

Fibromialgia_2_9_2017Il sintomo più importante è il dolore a livello muscolare e articolare che, a partire solitamente da collo e spalle, si diffonde nel tempo a tutto il corpo.  Questo dolore è legato alla sensazione di tensione, di rigidità, di bruciore in un quadro di        ipersensibilità. Variabile a seconda delle condizioni atmosferiche e di quelle psicofisiche della persona ( stress, sonno, attività svolta, ecc.), tende ad essere presente nell’arco di tutta la giornata;  può essere evocato con facilità e caratterizza uno stato di malessere generale.

Chi ne soffre si affatica con facilità e vive una stanchezza che assomiglia molto a quella negli stadi influenzali o per perdita del sonno.

Non ci sono alterazioni evidenziabili con gli esami di laboratorio e radiografici, non c’è un’unica causa o un unico fattore scatenante a rilevare la fibromialgia,  per cui la medicina si basa molto sui sintomi segnalati da chi vive il disagio.Fibromialgia_8_9_2017

Spesso si associano anche i disturbi d’ansia e la depressione, ma la persona risulta all’apparenza sana.

È la donna a soffrire di più soprattutto quando, tra frustrazione e prostrazione, si sente dire che “ è  tutto nella sua testa !”

Di fatto il soggetto fibromialgico non è in grado di essere attivo. Normalmente dopo qualche sforzo sente diffondersi il dolore e la stanchezza ai muscoli e alle articolazioni tanto da decidere di non fare più alcuna attività fisica. Accade allora che meno movimento si faccia, meno tolleranza allo sforzo si abbia. Però il dolore si scatena ugualmente non solo praticando un’attività fisica, ma pure nella normale vita quotidiana così da causare una sorta di “ disabilità”.

Fibromialgia_11_9_2017La paura e l’ansia di sperimentare il dolore ogni volta che si faccia un esercizio fisico strutturano una certa resistenza e un’avversione al movimento.

Così la forma fisica inizia a calare. Persistendo la dolorabilità, si ripiega e confida sui farmaci e in una fisioterapia passiva fino a svilupparne una dipendenza. Antidolorifici, antinfiammatori, vasodilatatori, miorilassanti, antidepressivi secondo vari dosaggi aiutano a tenere a bada il dolore, a migliorare la qualità del sonno, a rilassare la muscolatura e a alzare l’umore, ma non limitano gli effetti collaterali.

Studi recenti in ambito reumatologico rivelano che la riacutizzazione dei sintomi dolorosi è causata da una alterazione nella regolazione delle funzioni fisiologiche da parte di alcune strutture del sistema nervoso autonomo.

L’attività fisica aerobica e l’esercizio fisico possono risultare efficaci nella modulazione dell’attività del sistema nervoso autonomo.

Possono contribuire all’aumento della serotonina che agisce nell’organismo come antidepressivo naturale, all’incremento delle endorfine per un migliore effetto analgesico  e della dopamina per una regolazione del sonno e dell’umore.

Solo l’esercizio fisico adattato alle condizioni della persona stimola la formazione di quei filamenti proteici quali l’actina e la miosina, componenti muscolari, che consentono ai muscoli di contrarsi e di non debilitarsi fino all’atrofia.Fibromialgia_3_9_2017

Ma qui nasce il problema. Coloro che soffrono di fibromialgia devono essere stimolati, incoraggiati e guidati a praticare una certa attività fisica regolarmente perché viene mal tollerata e ben presto abbandonata. Invece è in quel preciso istante che la pratica dell’esercizio fisico non va interrotta!

L’obiettivo dell’attività fisica nella fibromialgia è di far uscire pian piano la persona sofferente dal circolo vizioso in cui muoversi fa crescere stanchezza e dolore, ma non muoversi peggiora però il quadro clinico.

Solo un approccio regolare, graduale, di basso impatto alla lunga contribuisce a migliorare la capacità funzionale facendo regredire i sintomi. Il consiglio del medico, del fisioterapista, nel personal trainer è di mantenersi costantemente in movimento evitando il limite di affaticamento e dolorabilità dei muscoli.

Fibromialgia_10_9_2017Camminare, nuotare, andare in bicicletta sono consigliati insieme all’esecuzione di precisi esercizi fisici. La buona tecnica di esecuzione del gesto motorio insieme a cautela, moderazione, gradualità sono importanti. Il corretto dosaggio (durata, carico ed intensità) permette al programma di lavoro sulla forma fisica di essere efficace.

Qui alcuni riferimenti di base:

  • per il cammino, iniziare anche con soli 3 minuti, che andranno incrementati nel tempo;
  • fare qualche semplice esercizio di riscaldamento prima di cominciare e di defaticamento prima di finire;
  • prediligere più momenti di esercizio della durata di 5 – 10 minuti da distribuire durante la giornata; dopo circa un mese e mezzo, il tempo può aumentare fino a 30 minuti;
  • stimolare la consapevolezza a percepire le sensazioni corporee durante il movimento e durante il recupero;
  • stimolare la consapevolezza a percepire l’atto respiratorio che ossigena;
  • associare agli esercizi aerobici con quelli di forza con il giusto dosaggio;
  • dare valore alle pause tra gli esercizi;
  • seguire un programma di attività fisica rigorosamente personalizzato;
  • abituarsi a monitorare le sensazioni di dolore e di fatica subito dopo gli esercizi e il giorno successivo; questo sarà utile per consentire la scelta di variazione degli stimoli;
  • eseguire esercizi di stretching mantenendo le posizioni da 5 – 10 secondi fino al minuto evitando l’eccessivo stiramento della muscolatura che potrebbe causare una contrazione riflessa e provocare dolore;
  • la frequenza cardiaca va mantenuta tra il 40 % e l’80 % del personale massimo teorico;
  • prediligere le posizioni da distesi e seduti per rendere l’esercizio fisico a basso impatto.

Ad oggi non ci sono cure risolutive ai quadri fibromialgici se non la volontaria responsabilizzazione di ciascuno nel prendersi in carico la propria condizione e seguire le indicazioni proposte.

Fibromialgia_6_9_2017Un regime alimentare antinfiammatorio, cioè orientato al vegetariano e alcalino,  contribuisce all’eliminazione degli acidi nel tessuto connettivale, mio fasciale e nel sistema linfatico.

Alimenti e integratori (SAMe) possono aiutare chimicamente a modificare l’iperattività neurovegetativa e a pulire l’organismo.

Tante testimonianze confermano che la fibromialgia costringe a guardarsi dentro e non soltanto a trovare fuori le soluzioni.

Non è solo con i farmaci, le terapie passive, il riposo che la persona si prende cura di sé, ma con un impegno individuale nel ricorrere alle proprie risorse interne e potenziarle.

C’è bisogno di liberarsi dalle credenze limitanti e da tutte quelle trappole che incatenano alla malattia; c’è bisogno di consapevolezza, di autocontrollo per rimanere sempre focalizzati sull’obiettivo della guarigione; c’è bisogno di una capacità di adattamento lento e di una lunga attesa.Coaching_Malattia_8:2_2016

L’individuo è progettato per resistere allo stress e al dolore e per affrontare difficoltà, problemi e malattie.

*Articolo coperto da Copyright.

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Atleta o persona semplice che sia, oggi più che mai ciascuno deve sentirlo forte e perseguirlo con determinazione. Il movimento è una necessità.” – dalla prefazione di Deborah Compagnoni.
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PERCHÉ PROCRASTINIAMO?

Da sempre l’uomo tende a ricercare il piacere e a fuggire dalla fatica e dal dolore. Ciò significa deliziarsi di un piacere che spesso non fa bene alla salute e evitare l’impegno di attivarsi.

Soprattutto quando si parla di movimento da iniziare, di attivita’ fisica da riprendere dopo anni o da mantenere per dare continuità al benessere.

I risultati che si vogliono raggiungere compaiono quando l’impegno viene preso e mantenuto e non quando continuamente procrastinato.

Procrastinare è un verbo che deriva dal latino procrastinare, dove pro significa “avanti” e crastinare da crastinus che significa “a domani”. Letteralmente procrastinare vuol dire “rinviare a domani”.Procrastinare_2_6_2017

Più che una scelta, rinviare a domani per alcuni è un’abitudine collaudata, uno stile di vita.

Ma il domani arriva maledettamente presto e diventa oggi.

Allora, colti alla sprovvista, si rinvia ancora a domani in una sequenza che  può non avere fine.

Lasciar scivolare in avanti gli impegni che andrebbero presi nei propri confronti e delle propria salute è un po’ farsi del male e non volersi bene abbastanza.

E’ responsabilità della persona soffermarsi a rivedere le proprie priorità allo scopo di tendere verso uno stile di vita che pianifichi un po’ di attivita’ fisica ogni singolo giorno.Procrastinare_9_6_2017

La procrastinazione ha tante conseguenze negative a tal punto da rappresentare un vero campanello d’allarme.

La prima conseguenza precisa è di tipo pratico perché procrastinare allontana sempre più la persona dai propri obiettivi e porta all’insuccesso. La seconda conseguenza è invece di tipo emotivo e si manifesta con un senso di colpa e di ansia che aumenta.

Come trasformare questo atteggiamento di rinvio, che alla lunga può rappresentare un serio problema, in un’opportunità di cambiamento?

La prima cosa da fare è giungere alla consapevolezza che procrastinare non aiuta a cambiare e le cose rimangono così sempre uguali.

Il peso corporeo non scende, la muscolatura non si tonifica, la rigidità diventa sempre più un ostacolo ai movimenti, il fiatone compare dopo pochi gradini saliti, la performance alla competizione sportiva non  migliora.Procrastinare_5_6_2017

Essere consapevoli significa prima di tutto avere chiaro come si vuole stare, come si vuole essere. Il desiderio di essere in forma, di indossare una taglia in meno, di sentirsi più giovani o semplicemente più allenati deve rappresentare la molla che fa scattare.

Crearsi delle scuse, mentirsi, caricare di responsabilità tutto e tutti anziché se stessi, è un modo valido per rimanere nella procrastinazione.

Individuare il motivo preciso per cui si procrastina l’attività fisica aiuta a trovare la strategia per contrastare la cattiva abitudine.

Lo stimolo ad agire, infatti, arriva quando si conosce il perché.

Che sia il disagio di esibirsi fisicamente, di entrare in una palestra, l’aspettativa di un risultato immediato e la conseguente delusione, la vergogna e la paura di sbagliare, la scarsa energia per dedicarsi anche al movimento, la cattiva gestione del proprio tempo per riservare pochi minuti, niente deve far cedere alla pigrizia.

Procrastinare_3_6_2017La pigrizia, in un certo modo connaturata all’essere umano, è uno dei fattori chiave della procrastinazione, ma bisogna fare attenzione a non perdere la capacità di dosarla. Troppa pigrizia allontana la persona dagli obiettivi e di conseguenza dai risultati.

A volte si è in grado da soli di trovare dentro di sé le strategie più efficaci per non rimandare più.

Spesso si sa cosa si vuole e cosa sia necessario fare per raggiungerlo, ma si gestisce male il tempo, ci si nasconde dietro un mucchio di scuse entrando così in un circolo vizioso.

Altre volte si ha bisogno di un aiuto, di una figura determinante come il personal coach che, esplorando le dinamiche mentali che portano a procrastinare, trovi il metodo adeguato alla propria personalità.

Giungere alla consapevolezza che da un primo passo si possa tendere a risultati soddisfacenti, è la soluzione per andare al confronto con i propri limiti, le proprie paure e insicurezze.

Aspettare il momento e le condizioni giuste per cominciare è la classica scusa che impedisce diProcrastinare_7_6_2017 agire. Trovare una valida motivazione per dare inizio al cambiamento può essere fatto grazie alla visualizzazione.

Imparare a non procrastinare significa visualizzare la meravigliosa situazione che nasce quando si adempie al proprio impegno, quando diventano visibili le conseguenze positive e i benefici, quando l’obiettivo da raggiungere è là e si vede mentalmente tutto il percorso fino al traguardo. E’ bene inoltre visualizzare il futuro senza le migliori condizioni di forma fisica e salute perché non si è attinto a tutte le proprie risorse interne e non si è preso un impegno serio.

Visualizzare le conseguenze che il rimandare comporta, vivere il disagio di sentirsi e di stare sempre nella stessa maniera, può facilitare a trovare lo  spunto per invertire la rotta.Coaching_Malattia_8:2_2016

Un altro passo decisivo verso un miglioramento di sé consiste nel liberare la mente da credenze come “ Sono fatto così, ho una struttura corporea grossa, ingrasso anche bevendo acqua, non ho tempo, la palestra con il personal coach costa troppo, ecc.” Sono soltanto scuse e alibi per procrastinare in modo seriale!

Il consiglio è di esercitare la propria forza di volontà e di allenarsi a farlo spesso. Così come la procrastinazione si rinforza quando è esercitata, così la volontà, se esercitata con un senso di dovere, aumenta nel tempo.

Fissare degli obiettivi modesti come, per esempio, decidere di non prendere più l’ascensore e la scala mobile per 30 giorni circa, eliminare le distrazioni focalizzandosi maggiormente sulle cose da fare, possono risultare validi suggerimenti.

La delusione più grande che ne consegue dal procrastinare è di guardarsi alle spalle e vedere tutto quello che non si è fatto e tutto quello che di conseguenza si è perso…

Procrastinare_10_6_2017

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QUALE EQUILIBRIO?

Un equilibrista che cammina lungo una fune sospesa nel vuoto è in grado di attuare una serie di aggiustamenti per rimanere lassù in equilibrio. Una ballerina sa stare in equilibrio quando posiziona il baricentro sulla verticale passante per il suo punto d’appoggio, la punta del piede. Ma l’equilibrio è una condizione precaria e va continuamente ricercato.coaching_equilibrio_9_1_2017

Le forze che agiscono su un corpo che vuole mantenersi in equilibrio devono essere controllate e calcolate altrimenti il corpo cade giù. Solo così un edificio può resistere alle scosse telluriche o un ponte stare in equilibrio anche se attraversato da innumerevoli vetture.

L’individuo umano da sempre si definisce in equilibrio quando si occupa della propria salute, del proprio benessere, quando ricerca costantemente il proprio equilibrio psicofisico.  È una condizione, l’equilibrio psicofisico, uno stato in cui tutto sembra collocato al posto giusto dove non c’è l’eccesso.

Non eccedere, infatti, vuol dire essere in equilibrio.

Essere in equilibrio è stare bene, nel mondo, con se stessi e di conseguenza con gli altri.   Significa essere la migliore espressione di sé, ma solo assumendosi la responsabilità di come gestirsi e di come vivere la vita.

Perché ignorare i segnali che il corpo manda è decidere di allontanarsi dalla salute e dal benessere, in una parola, dal proprio equilibrio.

coaching_equilibrio_8_1_2017A volte basta rallentare il ritmo delle giornate, dare spazio a momenti di attività fisica facendo due passi attorno casa oppure a attimi di rilassamento in direzione di un personale benessere per non sovraccaricare il cervello, controllando il ritmo del respiro.

L’ equilibrio dell’individuo è il risultato di un rapporto tra l’attenzione e la cura di sé, fisica e mentale, tra se stessi come entità e l’ambiente circostante, tra l’essere umano e la sua capacità di creare e mantenere i legami, le relazioni con gli altri.

Perseguire nella ricerca di un’armonia corpo – mente porta a diventare persone “equilibrate” capaci di vivere l’affettività, le emozioni, la condizione fisica. E’ l’arte del vivere bene.

Tutto nella vita e nell’universo sembra funzionare per ristabilire perpetuamente un equilibrio che porti alla stabilità.

Pure l’uomo per stare in piedi oscilla costantemente attorno ai suoi piedi e attua inconsapevolmente un continuo controllo del suo equilibrio con degli aggiustamenti posturali.

Così, simile a un pendolo inverso, l’uomo oscilla per mantenersi eretto.

Il corpo umano sembra in realtà non trovarsi mai in una condizione di completa immobilità. Ogni funzione vitale dell’organismo è legata alla tendenza a riportarsi ripetutamente a un equilibrio interno in un processo noto come omeostasi.

L’equilibrio ha una dimensione dinamica e va sostenuto, conservato nel tempo. L’ uomo spesso dimentica che vivendo nel tempo questo punto di equilibrio lo supera o lo manca a discapito della salute.

coaching_equilibrio_7_1_2017Spinti da forze contrapposte l’uomo e il suo organismo come microcosmi lottano ogni giorno per ristabilire un giusto equilibrio: stress e riposo, sedentarietà e movimento, dovere e piacere, squilibri alimentari dieta e dieta sana, lavoro e tempo libero, relazioni professionali e rapporti familiari. E come pendoli l’uomo e il suo organismo oscillano incessantemente tra il bene e male, il più e il meno, tra la salute e la malattia, a volte tra la vita e la morte.

Ma il benessere passa attraverso la salute e la salute passa attraverso l’equilibrio.

Ristabilire costantemente l’equilibrio significa vivere una condizione di ben – essere personale dove la dimensione fisica, quella psichica e quella emozionale – relazionale sono bilanciate.

Quel ben – essere vede l’individuo responsabile attivo nel processo rivolto a riequilibrare lo stato di salute. Perché bisogna saper prendersi cura di sé, bisogna saper agire con maggiore consapevolezza.

Spesso ci si rende conto di sapere nei dettagli che cosa fare per stare bene, ma di non farlo!

coaching_equilibrio_2_1_2017Nella ricerca del proprio equilibrio il valore dell’attività fisica è grande. Un corpo che si muove, immerso in un ambiente naturale, in continua connessione con la mente orientata a un corretto stile di vita, dimostra di possedere una forza nuova.

E’ un percorso impegnativo e di responsabilità lungo il quale si impara a stabilire delle priorità, a organizzare meglio il proprio tempo, a far conciliare bisogni e credenze contrastanti, a divenire imperturbabili.

A volte la percezione di incapacità e di difficoltà può essere superata chiedendo aiuto a un Coach.  Come guida, il Coach accompagna ciascuno nel dare una direzione alla propria vita, nel sapersi adattare, nell’ essere in grado di cavarsela correggendo alcuni comportamenti.

Imparare a trattare il proprio corpo nel migliore dei modi partendo dal movimento  significa rendersi conto di essere lassù, sulla fune, ad avanzare come un equilibrista oscillando senza mai cadere…

boat jetty sunset lake windermere lake district cumbria england uk europe

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COACHING E PAURE

Il nostro equilibrio psicofisico è spesso turbato da stimoli esterni ed interni che fanno nascere emozioni talvolta legate all’ansia, alla paura o addirittura al panico.

Il buio, gli spazi chiusi o troppo grandi e aperti, gli insetti, la salita e la discesa ripide, il volare in aereo, il giudizio degli altri, parlare in pubblico, l’amare ed altro ancora, sono elementi che possono generare in noi una rassegna di paure più comuni.

Coaching_paura3_17_2016 La paura è un’emozione che interessa in misura variabile ogni essere umano, è, tra le emozioni una delle più antiche e ha un valore adattivo enorme. Si tratta di un’esperienza quotidiana, di un meccanismo di allerta, da noi considerato negativamente e quindi da evitare, mentre la paura è una valida reazione al pericolo e pertanto positiva.

La paura non si manifesta soltanto quando siamo di fronte all’elemento o alla situazione che la scatena, ma anche solamente quando ci pensiamo.

E’ una sgradevole sensazione che tende a bloccare la nostra quotidianità e la nostra libertà, a paralizzarci e a inibire ogni nostra espressione causata dalla percezione di un rischio o di un pericolo non solo reale, ma anche immaginato.

Coaching_paura2_2016 E’ la paura della paura, definita in termini tecnici, “ansia anticipatoria” quella condizione penosa di attesa di uno stato ansioso.

Interessante capire che a volte non è la cosa in sé il problema ma l’idea che noi abbiamo di quella data cosa. Infatti, prima che nella realtà, qualcosa accade dentro la nostra mente e ci fa vivere una sensazione di malessere.

In ogni paura c’è uno schema che si ripete: all’idea di una certa cosa proviamo paura, stiamo male e addirittura ci blocchiamo. I nostri pensieri complicano la situazione. Quello che è necessario fare è lavorare con la nostra mente proprio perché la paura è innanzi tutto nella nostra mente e ciò serve a smontarla.

Attraverso la coaching problemi specifici come le paure possono essere risolti molto rapidamente, anche in pochi minuti.Coaching_paura5_17_2016

Esaminiamo la paura di affrontare una salita ad esempio. La nostra mente lega un picco emozionale negativo (la paura) ad un immagine (la salita) e questo collegamento è così saldo da persistere e rinforzarsi ad ogni nuova occasione.

La paura attiva il sistema nervoso simpatico che prepara il corpo all’azione aumentando l’afflusso sanguigno e l’apporto di ossigeno. Se la paura è molto intensa, allora la reazione neurologica cambia e il sistema nervoso parasimpatico si attiva: la pressione sanguigna diminuisce insieme al battito cardiaco, alla temperatura e alla tensione muscolare. Questa reazione può impedirci di agire bloccandoci e allo stesso tempo di contenerci.

Magari la paura della salita è nata tanto tempo fa da un singolo evento a cui abbiamo dato un significato importante e magari da un condizionamento esterno a noi interessa davvero poco. Quello che normalmente desideriamo è liberarci da quella paura per sempre, altrimenti, ogni volta che pensiamo o vediamo una salita, immediatamente la nostra mente ci fa vivere l’emozione che ha agganciato, in questo caso la paura.

Grazie alla coaching è possibile ”sganciare” l’emozione negativa (paura) dall’immagine (salita) per poi agganciare alla stessa immagine (salita) un’emozione positiva o almeno neutra.

L’efficacia del percorso coaching è immediata.

Chiedere aiuto ad un coach significa essere consapevoli che esiste un problema e che egli conosce i metodi efficaci di risoluzione. Vincere la paura vuol dire aprirsi ad una visione della realtà soggettiva, partendo da un cambiamento nel modo di sentire e interpretare. Aprirsi cioè ad una visione dell’ostacolo come opportunità di guarigione, come attivatore di un cambiamento. Se siamo in grado di coglierne il senso, riusciamo ad attribuire valore, finalità e dignità alla sofferenza della paura.

Coaching_paura6_17_2016L’autostima è l’elemento mancante. Una buona autostima consente di fare fronte a qualunque tipo di paura: è l’ingrediente che misura la nostra speranza nel futuro. Far leva sulle proprie risorse interiori permette di riconoscere e poi saper gestire le proprie paure. Obiettivo principale della coaching, infatti, è di contribuire al raggiungimento e al mantenimento di una condizione di maggior equilibrio e benessere. Per far ciò la coaching aiuta l’individuo nel riconoscimento delle emozioni negative come le paure, nella loro gestione e nel superamento in maniera efficace.

La differenza tra l’approccio psicologico tradizionale e quello della coaching è grande. Lo psicologo è orientato alla ricerca della causa di quella specifica paura perché sostiene che la conoscenza della causa possa risolvere il problema. Il coach invece è di supporto nella comprensione, nell’elaborazione e nella risoluzione del problema – paura; egli insegna a pensare in modo diverso, a dare alla mente nuove strategie per la costruzione di una nuova direzione affinchè si raggiungano i risultati desiderati.

 Il cervello procede secondo diverse direzioni: può procedere secondo la direzione del problema o può prendere una direzione migliore. Conoscendo il funzionamento del cervello, il coach insegna una tecnica da utilizzare per pensare in maniera più produttiva.

La riconversione consiste nel ridefinire la situazione che ci spaventa ristrutturandola secondo una nuova ottica più positiva. Il coach utilizza questa strategia per far allentare la tensione che c’è in noi, quell’ansia che tende a farci adottare comportamenti disfunzionali e, inoltre, per favorire un salutare distacco dalla paura che ci sta condizionando. Guardare dall’altro o da un punto di vista distaccato significa porre una maggiore distanza tra noi e quella minaccia, dando modo alla nostra mente di valutare, elaborare e ricostruire l’emozione che si sta vivendo per negativa che sia.

La paura non può essere evitata, ma deve essere gestita.

 Se desideriamo realmente superare una paura, dobbiamo inevitabilmente, come primo passo, accoglierla e accettarla. Ciò significa anche ammettere quella data paura per poi comprenderla. Prendendola dentro di noi, facendole spazio, la paura può rivelarci aspetti di noi di cui a volte non siamo consapevoli.

E’ vero che la paura, in generale, ci protegge da tutto ciò che, pure se piacevole, può minacciare il nostro equilibrio, ma, nello stesso tempo, ci isola in uno spazio angusto limitandoci la libertà e togliendoci quel benessere interiore generale.

Il coach può aiutare a trasformare quello spazio in un luogo protetto dove esprimere il proprio pieno potenziale. La paura può essere così uno strumento di crescita per tutti coloro che vogliono rinforzare i propri aspetti fragili e trasformare quelli disarmonici.Coaching_paura4_17_2016

Vincere una paura significa aprirsi a una nuova consapevolezza, vuol dire fare propri quegli aspetti della vita non ben accettati.

Per sviluppare il proprio potenziare e accrescere le proprie performances, molto spesso è necessario rimuovere quegli ostacoli emotivi o mentali come le paure.

Resta infatti da chiederci: cosa e quanto ci hanno fatto perdere le nostre paure?

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Atleta o persona semplice che sia, oggi più che mai ciascuno deve sentirlo forte e perseguirlo con determinazione. Il movimento è una necessità.” – dalla prefazione di Deborah Compagnoni.
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COACHING E SALUTE

Siamo ancora in molti a adottare comportamenti poco utili per il nostro benessere, per la salute e molto spesso senza esserne consapevoli. A ciò si aggiunge il dato che circa il 70 % della popolazione vive costantemente sotto stress con conseguenti abbassamenti dei livelli di prestazione e di condizione fisica. Risulta quindi evidente che oggi c’è bisogno di trovare la giusta modalità, la guida che aiuta a interpretare la realtà soggettiva nel modo corretto e che indichi quella strada che spesso non si vede o che non è facile da individuare.

Un approccio health coaching può essere efficace nel gestire una grande varietà di problematiche relative alla salute.
Che cos’è l’health coaching?

 L’health coaching è un modo di lavorare con le persone che mira a fare aumentare la consapevolezza e a incoraggiare una maggiore assunzione di responsabilità nella gestione della propria salute, nella Coaching_Health3_11_2016cura di sé. L’ health coaching aiuta le persone a far fronte al gap tra il sapere (conoscenza), il fare (le azioni) e l’essere. Lo scopo è accompagnare le persone nel procedere dal “sapere” a riguardo di un certo argomento, al “fare” con l’utilizzo di nuove competenze, all’integrare tali competenze nel modo di “essere” durante l’attività quotidiana.

Le ricerche dimostrano che la conoscenza acquisita, da sola non spinge all’azione, ma quando si aggiunge la motivazione, allora il cambiamento è possibile.

Coachinng_Health5_11_2016L’ health coach è la figura chiave in grado di motivare e sfidare la persona risvegliando le sue potenzialità latenti. L’ health coach è una sorta di allenatore, un professionista esperto nell’ambito della salute che guida le persone a raggiungere il benessere e l’equilibrio con il proprio corpo. Mediante le competenze e le peculiari conoscenze, l’ health coach promuove comportamenti sani, offre un sostegno emotivo, facilita un percorso personalizzato di salute e, anziché insegnare una tecnica o una abilità, stimola la persona a esplorare la propria forza e le proprie risorse interiori.

Oggi la consapevolezza del proprio stato di salute, la mindfulness, quel processo di costante ascolto e la consapevolezza del cambiamento degli stati interni ed esterni, è fortemente condizionato e minato dall’ambiente, dalla realtà attuale, dalle condizioni di vita. Il compito dell’ health coach è dunque di favorire il riconoscimento di centralità e unicità, di attivare le potenzialità interne e le risorse esterne della persona nella quotidianità allo scopo di preservare lo stato di salute e di attivare un cambiamento verso la mindfulness.

Coaching_Health_11_2016Capire e sperimentare in prima persona come la vitalità e la salute dipendono da:

  • l’atteggiamento mentale;
  • le convinzioni e credenze personali;
  • l’alimentazione;
  • la quantità di attività fisica;
  • la qualità delle relazioni interpersonali;

può aiutare chiunque a prendere in seria considerazione un allenamento al proprio benessere gestito dall’ health coach.

 Primo passo: stabilire una relazione. Il percorso inizia con l’impegno; impegno e fiducia facilitano la costruzione di un rapporto.

La relazione tra la persona e il coach si crea e si rafforza nelle tre fasi che caratterizzano il percorso di health coaching:

  • chiarezza e valutazione delle cattive abitudini in cui si definisce la situazione attuale. Qui si esamina il livello di attività fisica praticata o quello di sedentarietà, lo stesso viene fatto per le abitudini alimentari e il regime seguito;
  • elenco dei desideri e delle esigenze della persona verso nuovi livelli di star bene. In una visione di benessere, si definiscono gli obiettivi da raggiungere che devono essere specifici e misurabili;
  • trasformazione degli obiettivi in azioni complete. L’ health coach aiuta a generare e scegliere le azioni più efficaci per raggiungere il proprio obiettivo di salute.

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Le azioni investono le diverse sfere della vita: l’attività fisica con la stesura di un programma personalizzato, l’alimentazione fornendo consigli alimentari (l’health coach opera a stretto contatto con i nutrizionisti) mediante una forma di educazione.

Il piano di azione così definito insieme, diviene un percorso diviso a tappe in cui si procede con la riprogrammazione dei comportamenti utili. Sono previsti dei controlli periodici dei risultati con test di verifica e un controllo costante del coach che fornisce motivazione e supporto anche a distanza.

Nel momento attuale in cui si sente con forza l’importanza di uno stile di vita sano che comprenda il movimento, una sana alimentazione, una maggiore percezione del sé e una soddisfacente dimensione emozionale e sociale per affrontare al meglio gli impegni e le sfide quotidiane, l’ health coaching si rivela indispensabile.

L’ health coaching insegna ad ascoltare il proprio corpo e a comprenderne i bisogni, fa crescere la consapevolezza, aumenta il livello di responsabilità personale nella gestione della propria salute e nel mantenere i buoni propositi.

In una parola, l’ health coaching è educazione alla salute.

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COACHING E MALATTIA

Passato il peggio, si ritorna alla vita quotidiana, ma succede che qualcosa dentro di noi cambia per sempre. Non si guarisce così frequentemente da ciò che è venuto meno, spesso ci si adatta e l’andare avanti con paura e senso di precarietà diventa una sfida dura da raccogliere.

Si può tornare quelli di prima e riprendersi la propria vita dopo una malattia, si può crescere più di prima traendo degli insegnamenti dall’esperienza, eppure da soli non è così semplice uscirne. Essere consapevoli di questo è già un grande aiuto per superare ogni ostacolo. Purtroppo non è sempre immediato e a questo punto può essere allora utile il Coaching.

Spostando l’attenzione della persona in difficoltà sull’analisi della realtà, sulle possibili scelte e sulle azioni da intraprendere per arrivare all’obiettivo, il Coach fa acquistare consapevolezza delle risorse che la persona dispone e la spinge all’azione.

Il Coaching funziona perché aiuta la persona prima di tutto a delineare con chiarezza gli obiettivi, consente poi di trovare la propria soluzione, dà alla persona maggiore responsabilità e libertà nella scelta di agire, determina cambiamenti duraturi nel modo di pensare e di fare. Dopo la condizione di malessere – malattia il Coaching accompagna e sostiene la persona nel farle assumere il controllo della situazione e la responsabilità nell’azione.  

Coaching_Malattia_8:2_2016

Da soli si tende a cambiare con lentezza perché non è chiaro a cosa si vada incontro. Passando da vittima ad attore nel percorso di guarigione, ciascuno vive un periodo di confusione o di crisi necessario però per una completa evoluzione. In questo processo di cambiamento, la persona può non trovare forti motivazioni e percepire soltanto un pericolo per il proprio equilibrio.

Attraverso il Coaching la persona attua un cambiamento di prospettiva e impara a esprimere i suoi obiettivi in termini positivi. Riesce a dire a se stessa e con maggior determinazione: “Voglio essere in forma”, “Voglio farcela” anziché “NON posso farcela”.  

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COACHING

Ogni persona è creativa e piena di risorse. A volte ha bisogno di essere ispirata ad esaltare il proprio potenziale in ambito personale e professionale facendo emergere le potenzialità inespresse. A volte è in cerca di una soluzione o di una strategia per muoversi meglio verso l’obiettivo e da sola non è in grado di farlo. A volte vuole semplicemente raggiungere un livello più elevato di performance, di apprendimento o di soddisfazione oppure vuole cambiare lavoro, sa di avere delle difficoltà di relazione e comunicazione e decide che è il momento di risolverle. Ci sono molte ragioni per le quali una persona sceglie di lavorare con un coach.

Ma che cos’è oggi il coaching?

Il coaching è un processo nel quale si crea prima di tutto una relazione tra le due figure principali: il coach e il cliente dove il cliente è rappresentato da una singola persona o da un gruppo, una squadra, un team aziendale, ad esempio.
Attraverso una serie di incontri o con un lavoro a distanza, il coach porta pian piano il cliente ad acquisire capacità di produrre risultati, a promuovere azioni verso il risultato desiderato, a gestire le proprie emozioni e a trovare una grande fiducia in se stesso.

Il coaching aiuta il cliente a raggiungere una maggiore consapevolezza del presente con un forte orientamento verso il futuro. Il passato non è di suo interesse se non per chiarimenti e spunti.

Chiunque voglia vivere le propria vita con maggiore soddisfazione raggiungendo obiettivi rilevanti sia esso un imprenditore, un manager, un genitore, un atleta o un adolescente, può trovare nel coach la persona che lo accompagna, attraverso un percorso autonomo di apprendimento, verso il suo massimo rendimento.

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