“Non ci si può mantenere in salute basandosi soltanto sul tipo di alimentazione, ma a questa bisogna affiancare anche degli esercizi fisici”.
Così scriveva Ippocrate ne Il regime già nella metà del IV secolo a. C. e nonostante la storia dell’uomo, dalle sue origini attraverso il Neolitico fino ai giorni nostri, abbia descritto la lenta evoluzione nel corso dei secoli delle abitudini alimentari, dei costumi e delle società, questa affermazione è più che mai attuale.
L’alimentazione dell’umanità ha attraversato grandi fasi nei millenni sino ad oggi: da un paese all’altro, da una latitudine a un’altra, anche in funzione delle politiche e delle religioni, le modalità alimentari si sono susseguite enormemente diversificate. Ma il più grande, sconvolgente cambiamento si è prodotto soltanto a partire dalla metà del XX° secolo e con un impatto negativo nell’ambito della salute. In Italia, ad esempio il modello alimentare è evoluto andando da un consumo di tipo soprattutto “quantitativo” degli anni ’70 – ’80 verso un consumo orientato alla scelta “qualitativa”. Maggiore sensibilità, selettività e diversificazione nei comportamenti individuali, una crescente attenzione verso il valore dei cibi sani, legati al territorio e al suo rispetto, ricchi di tradizione culturale.
Tuttavia, nonostante questi segnali positivi, le nuove generazioni e una generale tendenza si muovono verso comportamenti alimentari e scelte tutt’altro che positivi.
Fattori di trasformazione sociale come:
- la riduzione della preparazione dei pasti che si manifesta nella ricerca e nel consumo di alimenti ready to cook e ready to eat (in quest’ottica, la scelta alimentare privilegia quei prodotti adatti ad essere consumati istantaneamente rispetto agli alimenti freschi che necessitano di una preparazione);
- lo stravolgimento della giornata alimentare non più ritmata, ma frantumata in molteplici occasioni di consumo istantaneo e sregolato di alimenti reperibili in ogni istante, in ogni stagione, ed in ogni situazione, spesso privi di qualità nutrizionale;
- la diffusione dei pasti fuori casa che vede le aziende del settore della ristorazione delegate a proporre, abbinare e servire menù e porzioni stabilite favorendo così la passività dei fruitori rispetto al proprio modello di consumo, hanno distolto ciascuno dal rispettare un proprio stile alimentare.
La diffusione di sovrappeso e obesità tra i più giovani è particolarmente preoccupante se si pensa alle future implicazioni socio sanitarie per il prevedibile incremento delle malattie metaboliche, cronico – degenerative connesse a questi problemi.
La spesa energetica giornaliera del nostro organismo continua a ridursi avvicinandosi sempre più al solo metabolismo basale (circa 700 – 800 cal) mentre i consumi alimentari restano quasi invariati o aumentano.
La sedentarietà spinge verso un drammatico rallentamento metabolico. Il risultato di questa tendenza è particolarmente rischioso per la salute.
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