SEDENTARI O INATTIVI?

Sedentario e inattivo non sono sinonimi. Dal latino sedentarius, l’etimologia della parola definisce la condizione di chi rimane a lungo seduto, fermo, stabile, che non si sposta molto.

Basta fare il calcolo del tempo trascorso ogni giorno da seduti per i pasti, in automobile o su un mezzo di trasporto cittadino, sul lavoro, a scuola, al computer nel tempo libero per socializzare, leggere, rispondere, curiosare, o ai videogiochi, in attesa in qualche ambito pubblico, sul divano davanti la tv, ecc. per realizzare che il numero delle ore è davvero elevato.

Il comportamento sedentario che indica la posizione seduta o reclinata e le relative attività sedentarie sopracitate ha un dispendio energetico molto basso, inferiore a 1,5 volte quello del riposo e del sonno.

Inattivo è invece colui che per indole, per scelta o per limitazioni fisiche e funzionali rimane a lungo fermo, poco dinamico e non orientato alla pratica di qualsiasi attività motoria. E l’inattività è la condizione di chi si astiene dal muoversi: è la mancanza di attività motoria.

Il concetto di sedentarietà si distingue da quello di inattività e ci aiuta a comprendere come un sedentario sia anche colui che pur praticando un quantitativo minimo di attività fisica giornaliero, resta a lungo seduto sul lavoro, negli spostamenti o a casa.

Cosa significa ciò? 

Che essere sedentari e cioè a lungo fermi e seduti rimane il fattore di rischio più serio per la salute indipendentemente dal livello di attività fisica (leggi l’articolo del blog: “Perché troppo fermi e seduti fa male?”). Non basta il corso di ginnastica uno o due volte alla settimana o l’attività intensa del weekend per eliminare i rischi dati dalla sedentarietà! Oltre ad aumentare il proprio livello di attività fisica nell’arco dell’intera settimana, diventa fondamentale interrompere di tanto in tanto la posizione seduta con qualche esercizio, qualche semplice contrazione muscolare, due passi intorno la sedia, insomma, fare una pausa attiva.

E da questa riflessione è facile dedurre che la condizione più rischiosa per la salute è quella delle persone sedentarie e inattive!

Ma vediamo nei dettagli cosa significa essere attivi oggi e quali sono le classificazioni.

Un individuo è considerato attivo quando svolge un lavoro pesante come il muratore, lo scaricatore, l’agricoltore, il manovale, ecc. che richiede uno sforzo fisico considerevole. Attivo è anche colui che pratica dell’attività fisica secondo le linee guida dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), cioè 30 minuti di attività moderata per almeno cinque giorni alla settimana oppure 20 minuti di attività intensa per almeno tre giorni alla settimana.

Un soggetto è considerato parzialmente attivo quando non svolge un lavoro pesante, ma moderato come quello del cameriere, della commessa, dell’operaio, dell’addetto alle pulizie, per esempio, e pertanto non gli è richiesto alcuno sforzo fisico elevato, inoltre, nel tempo libero pratica un po’ di attività fisica al di sotto dei livelli suggeriti dalle linee guida.

Un individuo è considerato sedentario quando non svolge un lavoro pesante né moderato e rimane seduto buona parte della giornata. Riguardo l’attività fisica praticata, per l’organizzazione mondiale della sanità (OMS) questa persona è comunque sedentaria se ne pratica meno di 1 ora e 30 minuti alla settimana escludendo il fare la spesa settimanale o gettare le immondizie.

Riguardo l’attività fisica che tutti possono scegliere di svolgere tranne il soggetto inattivo, abbiamo visto che c’è quella moderata caratterizzata da un lieve aumento della frequenza cardiaca, della respirazione con un po’ di sudorazione come camminare a ritmo sostenuto, pedalare in bicicletta, fare ginnastica dolce, ballare, dedicarsi al giardinaggio, ai lavori domestici o di manutenzione, ecc. (leggi l’articolo del blog “Quando il giardinaggio è esercizio fisico”) oppure c’è l’attività fisica intensa che determina un importante aumento del battito cardiaco e della respirazione con sudorazione come correre, pedalare energicamente, fare ginnastica aerobica, lavoro funzionale o sport agonistici.

L’attività fisica, ricordiamolo, è il movimento del corpo, in ogni suo genere, prodotto dalla contrazione muscolare volontaria tale da comportare un aumento del dispendio energetico rispetto quello richiesto per il metabolismo basale. Questo tipo di attività è mirata a far lavorare in modo proporzionale ed equilibrato tutte le parti del corpo coinvolgendo e coordinando la muscolatura, le articolazioni, i sistemi cardiaco e respiratorio.

Non basta considerarsi attivi perché lavoriamo, ci spostiamo da un un luogo ad un altro camminando o in bicicletta, perché ci dedichiamo al riordino della casa, al giardinaggio, alla manutenzione, quando giochiamo con i bambini o portiamo a passeggio il cane.

Essere fisicamente attivi non ha niente a che vedere con la pratica di un’attività fisica o di una disciplina sportiva: le persone attive non sono necessariamente sportive!

Sedentarietà e inattività fanno male alla salute e sono fattori di rischio di molte patologie: non sono malattie, ma uccidono come una malattia. Un comportamento sedentario e inattivo è sempre nocivo per un corpo fatto per muoversi. Il nostro corpo, infatti, questo complesso sistema biochimico metabolico, ha bisogno di continue sollecitazioni muscolari antigravitarie date dal movimento e dall’esercizio fisico per funzionare al meglio. Stare troppo fermi comporta un lento e progressivo decadimento generale dell’organismo per una mancata funzionalità di tutti gli organi, dei sistemi cardiocircolatorio, respiratorio, endocrino (produzione di ormoni), neurologico, immunitario, ecc.

Risultato?

Un un rallentamento e un graduale deterioramento fisico e funzionale che portano dritto alle varie patologie. Il problema attuale è che un’alta percentuale di popolazione italiana (adulti e bambini) non è sufficientemente attiva per godere dei benefici alla salute. Forse perché non è consapevole di essere sedentaria o inattiva. Magari chi è in sovrappeso o obeso ha forse l’intuizione di essere fuori strada, ma chi è normo peso e non lamenta ancora i disturbi legati alla mancanza di movimento, oltre ad essere convinto che basti controllare il peso per stare in salute, non realizza che la sua condizione di salute va gradualmente peggiorando. È bene maturare la consapevolezza di quanto lo svolgimento del proprio lavoro, gli aiuti tecnologici nella vita quotidiana, le circostanze personali ci mantengano fermi, seduti e poco dinamici. 

Sono molte le persone, inoltre che non hanno la minima idea di quanto attive siano. Sedentari e parzialmente attivi sono convinti in realtà di farne abbastanza senza avere parametri di riferimento o affidandosi ad un fai-da-te. E sono molti anche coloro che, con una scarsa propensione a svolgere dell’attività fisica, dichiarano di non praticarne perché non hanno tempo.

Se essere attivi è vitale per la salute, far muovere la gente è però una sfida.

L’organizzazione mondiale della sanità (OMS) ha un nuovo piano d’azione globale sull’attività fisica che stabilisce l’obiettivo di ridurre l’inattività fisica del 10% entro il 2025 e del 15% entro il 2030 perché l’attività fisica insufficiente è il fattore di rischio più importante per le malattie non trasmissibili, oltre che un effetto negativo sulla qualità della vita e sulla salute mentale.

Tra gli adolescenti sedentari e/o inattivi si è evidenziato il rischio di presentare umore basso, scarsa concentrazione e attenzione, perdita di interesse e altre manifestazioni legate ad uno stato depressivo (The Lancet Psychiatry).

Pare che ogni ora di inattività faccia crescere di circa il 10% il punteggio relativo ai sintomi depressivi così come un’ora di attività fisica anche leggera come camminare senza sforzo, suonare uno strumento o dedicarsi ad una pratica artistica tolga quel 10%.

Il livello di attività fisica deve dunque aumentare. È vero che molti fattori ambientali legati all’urbanizzazione demotivano le persone ad essere più attive: l’alta densità del traffico, l’inquinamento e la pessima qualità dell’aria, la mancanza di aree verdi o impianti sportivo-ricreativi, l’assenza di sicurezza lungo i marciapiedi o negli spazi all’aperto incrementano l’utilizzo dei mezzi di trasporto scoraggiando l’andare a piedi o in bicicletta.

La meccanizzazione del lavoro, i trasporti motorizzati, l’uso degli elettrodomestici e le nuove tecnologie della comunicazione ci hanno semplificato la vita, ma l’emancipazione dal lavoro fisico ha avuto un effetto negativo: la maggior parte delle persone non fa più attività fisica sul lavoro, nei contesti domestici o degli spostamenti quotidiani

Questa sedentarietà è dannosa per la salute: non dimentichiamo che all’origine della specie l’uomo doveva spostarsi per procurarsi il cibo. 

Per funzionare correttamente e mantenersi in buona salute, il nostro organismo ha bisogno ancora e soprattutto oggi di una certa dose di movimento. (Leggi l’articolo del blog: “Posologia dell’esercizio fisico”)

Il percorso individuale di lavoro fisico va accompagnato da professionisti del settore che, competenti nella scelta, nelle indicazioni e del corretto svolgimento degli esercizi a misura delle proprie caratteristiche ed esigenze fisiche, sanno anche motivare e sostenere chiunque decida di farsi guidare.

Sedentario o inattivi, sedentari e inattivi possiamo trasformare in occasioni di movimento la nostra vita privata, lavorativa e il nostro tempo libero.

Pensare di inserire gradualmente più movimento nella routine quotidiana e sempre meglio di niente…

Fonte: Piano d’azione globale per promuovere l’attività fisica – OMS (Global action plan on physical activity 2018 – 2030: more activity for a healthier world).

Fonte: Epicentro, il portale dell’epidemiologia per la sanità pubblica a cura dell’Istituto Superiore di Sanità.

Fonte: indagini condotte (“Sorveglianza Passi” promossa dal Centro Nazionale di epidemiologia, sorveglianza e promozione della Salute dell’Istituto Superiore di Sanità). 

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