IL TREKKING, UN’ESPERIENZA DI MOVIMENTO – Parte 2

Molti studi concordano sull’aspetto salutare del trekking in natura.IMG_7684

Chi vive in città conosce il benessere indotto dal respirare meno smog e più aria pura, ma tutti in realtà ne beneficiano perché l’altitudine della montagna fa aumentare il numero dei globuli rossi che portano più ossigeno nel sangue e in tutto il corpo. L’aumento della resistenza fisica, del tono e del trofismo muscolari, il calo del livello di cortisolo nel sangue che, se elevato, causa aumento dello stress psico-fisico, l’abbassamento della glicemia, dei grassi e della pressione arteriosa sono solo alcune delle modificazioni apportate dalla pratica del trekking.

Stimolata la produzione di endorfine, il trekking aumenta la percezione di benessere, felicità e ottimismo. Sensazioni di rivitalizzazione e pieno di energia compaiono immergendosi in un ambiente naturale come la montagna. I giapponesi lo definiscono con il termine Shinrin-yoku, quasi una pratica terapeutica che assomiglia ad un bagno nella natura. Perché l’ambiente in cui ci si immerge o si vive abitualmente influenza la condizione psicofisica, in una parola, la salute.

Il trekking in Natura induce un ritmo lento, più naturale che si contrappone al ritmo frenetico della quotidianità e diventa “terapeutico”.

L’attività fisica connaturata al trekking aiuta a far conoscere a ciascuno il ritmo. Velocità, lentezza, regolarità di ritmo, adattamento a quello personale o all’altrui, si trasformano in esperienze verso l’equilibrio.IMG_2730

Anche il tempo diventa un elemento esperienziale. Dopo lo spazio inteso come misura dello spostamento che solitamente appare vasto, il tempo risulta dilatato e scandito soltanto dal silenzio, dalle soste per il pasto, dal sonno, le necessità corporali, la vestizione.  È un tempo vissuto in modo diverso dal quotidiano e carico di significati dove si impara a lasciare fuori il mondo per immergersi in un altro. Il trekking insegna inoltre ad essere flessibili  e a sapersi adattare. Cambiano i punti di riferimento, le proprie abitudini, i luoghi e le condizioni così come cambiano il cibo, il letto, l’igiene personale e i ritmi giornalieri.

Il corpo sperimenta stimoli, abilità e coordinamenti motori che nell’ambiente urbano in cui vive non sono presenti nè necessari. I disagi da fronteggiare nel trekking sono un’opportunità per il corpo di uscire dalla protezione e adottare strategie fisiche e mentali per superarli.

Il trekking insegna a dosare la propria energia concentrandola nell’atto motorio necessario per avanzare. La consapevolezza dei propri movimenti e la realizzazione di essi per spostarsi, spesso con lo zaino sulle spalle ( lo zaino che si porta non va sovraccaricato: i parametri di riferimento  consigliano un peso pari alle 15 – 25% del peso della persona che lo porta e in relazione pure all’allenamento individuale), richiede energia. Alla fine del percorso quell’energia impiegata genera fisiologicamente una sana stanchezza, benefica per il corpo.

IMG_0461Procedere in salita nel trekking significa bruciare grassi e calorie molto più che in pianura. L’energia per fare trekking deriva dall’ossidazione dei substrati energetici come il glicogeno muscolare e gli acidi grassi liberi.

I chilometri percorsi non sono un parametro rilevante e determinante; lo sono invece la pendenza del terreno e le sue caratteristiche, i metri di dislivello e il grado di difficoltà.

Il trekking non risparmia alcune articolazioni come le ginocchia per cui, oltre alla preparazione fisica per preservarle, è importante ricordare che la discesa ha più rilevanza e chiede maggior impegno rispetto la salita.

Il trekking è altamente formativo ed una valida opportunità di crescita per ciascuno. Il percorso intrapreso ha sempre un duplice aspetto e un duplice significato: è interiore perché avviene dentro la persona, rimuove le paure, cambia i limiti autoimposti, sviluppa la perseveranza, rafforza la determinazione, in una parola, favorisce la crescita personale e riporta alla coscienza di essere, di esistere;  il percorso è esteriore perché prevede uno spostamento fisico in luoghi di affascinante bellezza fino al punto di arrivo.IMG_7718

Con il trekking l’uomo è in grado di cogliere più approfonditamente la sua identità, chi è e al contempo in quali luoghi si trova, dove sta andando.

Il trekking aiuta a cambiare il punto di vista perché permette di andare oltre  quegli schemi mentali che limitano le potenzialità individuali, consente una percezione diversa di sé cioè di poter fare tutto senza disagi e timori. L’effetto è considerevole sull’autostima.

La pratica del trekking alla lunga interviene su molte problematiche cognitivo comportamentali per gestire meglio stati come l’ansia e lo stress.

Il beneficio è legato pure all’ambito sociale e alle dinamiche relazionali.  Le persone coinvolte nel trekking soprattutto in montagna condividono le medesime condizioni di fatica, di sforzo, di freddo e gestiscono insieme disagi e paure. Accomunate dalla stessa esperienza e pertanto poste allo stesso livello, senza alcuna diversità, le persone si sostengono.

L’evoluzione dell’uomo rivela principalmente la caratteristica di continuo movimento, di migrazioni, di nomadismo grazie all’abilità di camminare. Ciò significa che egli non ha come sua caratteristica connaturata quella di IMG_2933insediarsi durevolmente, bensì di spostarsi, di muoversi, di andare. Con il trekking l’esperienza di movimento in relazione alle asperità del terreno, al peso che si porta addosso diventa un percorso alla riscoperta di quegli schemi di movimento che appartengono all’essere uomo e che i suoi antenati hanno sempre utilizzato.

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IL TREKKING, UN’ESPERIENZA DI MOVIMENTO – Parte 1

Il trekking è un’escursione piacevole a piedi dal significato sportivo o turistico sui sentieri di montagna, pianura o deserto, spesso poco agevoli, lontani dalle vie di comunicazione, per più giorni.

Trekking_3_1_2018È un lungo viaggio (dall’inglese to trek) in mezzo alla Natura intrapreso camminando lentamente  e molto vicino all’escursionismo. La montagna è il luogo prediletto, un’area ricca di percorsi da affrontare in ogni stagione, con livelli diversi di difficoltà e a quote più o meno elevate.

C’è un trekking itinerante che prevede uno spostamento continuo circolare con arrivo al punto di partenza e pernottamento in rifugi, lodge, campi tendati  ogni sera diversi e un trekking residenziale che si articola in percorsi ogni giorno differenti, ma con rientro ogni tardo pomeriggio al medesimo punto di sistemazione da campo.

Trekking, the activity of walking long distances on foot for pleasure.Trekking_2_1_2018

Il trekking è un’attività fisica salutare, sfidante ed entusiasmante, ma richiede una buona forma fisica. L’adattamento all’alta quota, i sentieri scoscesi e i pendii più o meno ripidi, i luoghi generalmente impervi da affrontare necessitano di una corretta preparazione fisica.

La preparazione fisica specifica e continuativa deve essere tale da consentire alla persona di sostenere mediamente da 5 a 9 ore di cammino al giorno con lo zaino in spalla senza trasformarsi in uno sforzo insostenibile.  L’allenamento regolare aerobico e anaerobico, il lavoro di forza e di allungamento sono fondamentali per affrontare con serenità un trekking tanto quanto lo è la scelta di un buon paio di scarpe. Quelle “alte” offrono una  protezione alle caviglie soprattutto quando ilTrekking_1_1_2018 percorso diventa impegnativo, in montagna e sui sentieri sterrati. Le calzature devono essere adatte al percorso, ma anche comode per permettere al piede il giusto confort e alle dita di muoversi. Si cammina con i piedi.

Nel trekking salita e discesa, percorsi sconnessi e impervi, dislivelli e altitudine rappresentano gli elementi che abitualmente si affrontano, ma pure i fattori allenanti utili alla preparazione fisica. Così, programmare un trekking ogni fine settimana dando gradualità alle difficoltà e agli sforzi, significa allenarsi e migliorare sensibilmente la propria condizione fisica. Durante la settimana si può aggiungere  dell’attività di palestra chiedendo consiglio a un Personal Trainer esperto. Ciò aiuta ad integrare il lavoro fisico all’aperto per far funzionare al meglio i vari gruppi muscolari, il sistema cardiocircolatorio e quello respiratorio.

foto_albo_13_2016La migliore forma di allenamento al trekking è senza dubbio il cammino.

Percorrere approssimativamente 5 km su un suolo pianeggiante in un’ora, 350 m di dislivello in salita e 600 m in discesa sempre in un ora, è il riferimento medio su cui si basa il trekking.

Il trekking rappresenta quello schema motorio più naturale e spontaneo per l’individuo umano che è il cammino. Così tutto ha inizio con il camminare senza grosse pretese, partendo da itinerari semplici, adattandosi alle regole dell’ambiente naturale e trasformando il cammino in un’abitudine.

Quando si parte da zero e si è magari sedentari, anche un dislivello di 400 – 500 m in circa due ore di cammino puòIMG_2544 rappresentare uno sforzo considerevole, non salutare. La gradualità nell’allenamento diventa fondamentale per evitare lo stress e l’affaticamento eccessivi. Condizioni fisiche di partenza, età, esperienza, predisposizione vanno tenuti in debita considerazione.

La frequenza cardiaca deve mantenersi ad un livello medio (100 – 120 battiti al minuto), gli sforzi vanno dosati e il ritmo di camminata modificato in base ai cambi di pendenza tanto da riuscire a parlare mentre si avanza.

Nel trekking l’investimento fisico è il prerequisito per soddisfare un bisogno naturale che è il movimento, l’agire in ogni contesto con il corpo e con la mente. Ma l’impegno fisico non va sottovalutato nel momento in cui con il trekking si vuole guadagnare in salute.

Fine Parte_1 > continua

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